È scomparso Francesco Ruini, apicoltore reggiano e tra i soci fondatori di Conapi.
Apicoltore di grande esperienza e convinto cooperatore. Era impegnato in una missione in Africa e stava insegnando apicoltura in Ghana, ma proprio le api gli sono state fatali. È stato un maestro importante per tanti giovani, in Italia come in Africa, consegnando loro i segreti di una vita dedicata a questo mestiere.
“Abbiamo appreso increduli della scomparsa di Francesco in quello che è diventato il più triste dei giorni – dichiara Diego Pagani, Presidente Conapi – È stato un maestro, allevatore di api e di giovani apicoltori, un punto di riferimento per Conapi e per l’apicoltura emiliana e come in un alveare quando scompare la regina ci si sente orfani e smarriti per un vuoto che non si può colmare”.
Francesco Ruini ha creduto e amato fortemente Conapi, facendo parte del gruppo di apicoltori tra Parma e Reggio Emilia che, a partire dagli anni settanta, hanno dato il via a questa straordinaria esperienza, che egli stesso racconta in una breve biografia:
” Il mio incontro con le api è avvenuto presto, la mia prima maschera l’ho indossata a sei anni, per accompagnare mio padre che, casaro di professione, era apicoltore per passione. Quando andò in pensione si dedicò alle api e io con lui. Proseguii gli studi fino alla laurea, ma decisi che l’apicoltura sarebbe stata la mia professione e così fu. Produco miele di acacia e millefiori con le circa 400 famiglie e mi dedico alla riproduzione di nuclei . Negli anni settanta sono stato uno dei primi soci esterni della Cooperativa Cera Valle dell’Idice diventandone anche Presidente. Ho sempre seguito la cooperativa che insieme ad altre confluì in Conapi: sono dunque uno dei fondatori del consorzio.
Sono componente dell’associazione Apicoltori di Reggio e Parma dove svolgo da molto tempo attività di formazione, acquisendo molti figliocci che stanno proseguendo con successo questa attività, rendendomi particolarmente orgoglioso. Dopo tanti anni ancora apprezzo il contatto con la natura e la sensazione di libertà che questo lavoro mi dà e, in primavera, sono ancora affascinato dall’incredibile trasformazione delle famiglie. Purtroppo le cose sono cambiate, le api sono diventate più fragili e le malattie che le colpiscono sempre più imprevedibili: la varroa che già trent’anni fa esisteva è sempre più potente. Una volta quando iniziava l’autunno si seguivano alcune buone regole per lasciare le api a riposo e, a primavera, pur mettendo in conto che non tutte avrebbero superato l’inverno, potevi contare su perdite lievi, mai superiori al cinque per cento. Adesso non è più così: l’inverno fa più paura ed è un rischio concreto quello di non trovare più sufficienti famiglie per ricominciare la stagione, senza capire perché a volte le salvi e a volte non ci riesci. “
I Soci e i dipendenti di Conapi si stringono al dolore della moglie, dei figli e della madre.