La Fondazione Edmund Mach, promotrice nel 2018 della Carta di San Michele, l’appello per la tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone di Apis mellifera Linnaeus, nel bollettino del 16 giugno 2021, ha indicato, la necessità di effettuare due trattamenti chimici contro la “Flavescenza dorata” che sta colpendo duramente le colture viticole del trentino.
Di conseguenza, il Servizio Agricoltura della Provincia Autonoma di Trento, ha emanato le direttive sulla lotta obbligatoria contro questa parassitosi per il 2021 per tutto il territorio della provincia: due trattamenti insetticidi – come appunto indicato dal Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach- che comprendono il Trebon, una sostanza altamente pericolosa per le api, già in grave difficoltà a causa di una stagione estremamente sfavorevole per le scarse fioriture che stanno costringendo gli apicoltori a nutrire le colonie, per non perderle.
Oltre ad introdurre questo pesticida estremamente pericoloso, è gravissimo che gli apicoltori non siano stati avvisati tempestivamente: è impossibile spostare in meno di 24 ore le api dai luoghi dove verranno fatti i trattamenti, considerando tra l’altro che esse vanno anche oltre i 400 metri di altezza e arrivano fino a 4 chilometri di distanza, ha stigmatizzato Marco Facchinelli, presidente degli Apicoltori trentini. (fonte)
A poco servono le scuse che hanno accompagnato la tardiva comunicazione ed è durissimo lo scontro tra l’istituto San Michele e gli apicoltori che denunciano una mancanza di confronto e coinvolgimento e chiedono l’interruzione immediata dei trattamenti.
Ma qualcosa sta cambiando: alcune cantine vitivinicole, presenti sul territorio, hanno deciso di non seguire le indicazioni della Fondazione Mach e di non utilizzare l’insetticida Trebon, tra questi anche le “Cantine Ferrari”. “Il Trebon ha una fortissima efficacia – ha spiegato il direttore dell’ufficio tecnico vitivinicolo Ferrari, Luca Pedron – ma allo stesso tempo è vero che è molto impattante per gli insetti e per l’uomo”.
“….Gli insetticidi di origine chimica, come il Trebon, possono essere molto specifici – evidenziano la presidente del Consorzio vignaioli del Trentino e la presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti Fivi – ma hanno un elevato potere abbattente e sono molto tossici per le api, come sottolineato in questi giorni dagli apicoltori. Anche i piretroidi, che sono di origine naturale, agiscono ad ampio spettro e sono comunque insetticidi. Questi prodotti hanno insomma effetti negativi così forti sull’ecosistema che non possiamo pensare siano l’unica forma di lotta alla flavescenza”. (fonte)
Un buon segnale che speriamo porti frutti, rimane lo sconcerto nel constatare l’incoerenza di chi, da una parte si erge a paladino degli impollinatori e dall’altra suggerisce l’uso di prodotti che li avvelenano.